Custodire il valore del legame con la Mediazione Familiare
Di Veronica Gallo, psicologa, psicoterapeuta e mediatrice familiare del Consultorio Familiare Centro della Famiglia
La Mediazione Familiare
La mediazione familiare è una tecnica di intervento a favore delle coppie che si separano, o che sono già separate, e del loro funzionamento famigliare.
Pochi però ancora la cercano e la attuano come strategia per affrontare i faticosi percorsi legati alla separazione e al divorzio, forse perché non è una strada semplice.
E’ una strada che chiede di riconoscere l’altro come persona degna di fiducia, in un momento in cui ci si trova a gestire, riguardo al partner e alla relazione con il partner, i tormentati sentimenti di perdita, di fallimento, di abbandono, di angoscia per il futuro, di rabbia.
Emozioni controverse e confuse
Il divorzio infatti viene quasi sempre vissuto come un accadimento estremamente doloroso, che implica una fase caotica di sentimenti, pensieri, azioni per gestire la frattura, elaborare il fallimento e maturare il lutto per la fine della relazione di coppia.
Il rischio di cadere in alcune trappole
Il rischio di non uscire mai da questa fase è alto e ancora più alto è il rischio che sia l’odio a “fare” il legame.
Spesso si cerca nel diritto la soluzione riparativa al dolore, ma – mai sazi e riconosciuti- si finisce per continuare ad alimentare dei circuiti negativi che non riconoscono il valore reciproco e le “ragioni del cuore” di ciascuno.
La nebbia della conflittualità
Dentro la nebbia delle conflittualità, talvolta non si riesce a soppesare degli effetti che si ripercuotono tutt’attorno, soprattutto nei “generati dal legame” che vedono quel legame – esistenzialmente fondativo per loro – venire maltrattato, rotto, deluso e denegato.
C’è anche un aspetto etico della relazione infatti anche nella frattura, che va oltre gli aspetti del diritto e chiama a spingerci più in là, ad allargare il campo.
Un’opportunità nella difficoltà
La mediazione si pone come opportunità di una possibile strada comune, per passare dal dolore alla speranza, passando dalla caduta di responsabilità all’impegno reciproco, con la possibilità di mantenere e insegnare la fiducia nei legami. La mediazione a orientamento relazionale entra nei sistemi dei valori delle famiglie, delle stirpi.
Riconoscere ai legami, al loro valore e alle loro fatiche, una dimensione relazionale, non privato. Il mediatore è il terzo-testimone del valore sociale dei legami.
Portare in salvo il buono
Offre la possibilità di portare in salvo qualcosa di buono del legame, perché ciò che spesso va “dietro alla scena” nel conflitto è ciò che di bene il legame ha distribuito.
Nella misura in cui io riconosco ciò che ho ricevuto da e donato all’altro, riuscirò a non far prevalere la legge del diritto alla legge del cuore e riuscirò a costruire e a mantenere la cogenitorialità, a portare in salvo i legami.
Non solo definire accordi
Non si tratta solo di “definire accordi”, bensì di custodire la legittimazione dell’altro come genitore, elemento che si fonda sul rispetto della storia altrui, delle altrui competenze e sul consenso di fondo circa il valore di far accedere ai figli entrambe le stirpi di origine.
Offrire fiducia ai figli
Insieme ci si lega e insieme ci si separa: non esiste il divorzio psichico se non in presenza dell’altro e con l’aiuto dell’altro.
Solo allora, anche nel divorzio, continuerà a offrire alle generazioni a venire una modello di fiducia nei legami e di valore della famiglia.
Il supporto adeguato
In questo percorso delicato e complesso è necessario essere accompagnati adeguatamente.
Il mediatore familiare accoglie le famiglie in fase di separazione, ascolta i loro bisogni e tiene presente le esigenze di ogni singolo componente del nucleo familiare.
Stimola le persone a trovare un punto di accordo, in un ambiente neutrale, affinché i bisogni di tutti, con particolare risalto a quelli dei figli, siano soddisfatti.
Ha inoltre la facoltà di redigere l’accordo che avrà poi validità legale vincolante.